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mercoledì 30 marzo 2022

adolescenza a 50 anni (e più)




Mi ritrovo ad affrontare l'adolescenza dei cuccioli ormai cresciuti.

Mi ritrovo ad affrontare i miei dubbi esistenziali mai risolti.

Sarà una seconda (terza/quarta/quinta...) adolescenza??


Molte mamme pubblicano sul loro stato whatsapp foto di "quando eravamo piccoli" e giocavamo per strada, con commenti su quanto eravamo più felici e sani dei nostri figli.....

La domanda sorge spontanea: i nostri nonni, i nostri genitori (che hanno vissuto la guerra e il dopo guerra) ci hanno osservati, ci hanno criticati, si sono chiesti se era questo che volevano per noi... Noi siamo qui a farci esattamente le stesse domande?

Ascolto musica punk (la mia adolescenza), ripercorro il mio percorso... è questo il mondo che avrei voluto per i miei figli?? assolutamente no.. ma, un attimo, neanche volevo dei figli!! ok, questo non è fondamentale, ma, seriamente, mi domando se il loro percorso sia così "sbagliato".

Infondo infondo siamo noi ad aver costruito tutto questo.

Alla loro età (i miei figli hanno 14 e 16 anni) eravamo iper-politicizzati/e, iper-responsabilizzati/e, loro sono dei cuccioli sprovveduti e spaventati in confronto, come un daino davanti ai fanali dell'auto, come noi lo eravamo in confronto ai nostri genitori/nonni.....

Noi collaboravamo con le faccende di casa (lavare i piatti, tenere pulita la propria stanza, lavare i panni, ...), i miei genitori addirittura collaboravano ANCHE con il lavoro dei miei nonni (mio padre consegnava il pane prima di andare a scuola per mio nonno panettiere), i miei nonni hanno iniziato a lavorare ancora prima quando hanno potuto, perché poi sono stati bombardati.... una delle mie nonne, polacca, è dovuta fuggire dal suo paese sotto le bombe quando aveva 20 anni, mio padre è nato durante la guerra, mia madre alla fine.....

Il mondo cambia, velocemente, mi domando cosa rimpiangeranno loro della loro infanzia che noi adesso non possiamo vedere o capire.

A volte mi sento vecchia. Non lo sono (ancora, formalmente), ma mi ci sento. Capisco che non posso capire.

Capisco anche che gli stiamo consegnando un mondo in cui non mi riconosco, che vorrei implodesse a volte, perché sta andando in una direzione che non mi rappresenta.

Ma loro.... quale sarà il loro futuro? Ci sarà un ritorno indietro, a valori più condivisibili, oppure il mondo andrà ancora avanti in questa direzione? E' questo IL futuro?? Se sì, mi viene da pensare che per fortuna non ci sarò....

La guerra in Ucraina apre un nuovo scenario, potrebbe essere la catastrofe oppure una riscoperta di valori, oppure (purtroppo) ci americanizzeremo sempre di più e ci (li) aspetta ancora il peggio.

Guardo i miei figli, venuti dall'altra parte del mondo, un mondo dominato dagli stati uniti, dalla coca cola e la nestlè e non capisco cosa possano aspettarsi dal futuro. Prenderanno tutto quello che arriva senza farsi domande? O si ribelleranno? Si sveglieranno da questo torpore?

Io, io che non vado più alle manifestazioni perché ormai non mi riconosco più in nessun schieramento, perché la violenza mi fa paura, perché si rischia sempre di essere manipolati.... di cosa posso lamentarmi dopo essere stata una adolescente punk, ribelle fino al midollo??

Capisco il disagio degli adolescenti, a volte mi ci riconosco pure. Anche se il mondo corre velocemente avanti.... e noi stiamo a guardare.




domenica 15 agosto 2021

Adozione: l'importanza del fare nido

 


Ai corsi preadottivi si sente spesso parlare dell'importanza di fare nido al rientro, spesso impropriamente si parla di questo solo riferito ai figli, ma, qualche illuminato, parla giustamente anche della coppia.

Giustamente perché uno/due/tre... figli che arrivano in famiglia sono uno scombussolamento totale degli equilibri, quindi non solo loro hanno bisogno di prendere le misure, ma anche noi adulti.

All'inizio è tutto maledettamente difficile, ti ritrovi a fare o a dire cose che non avresti mai pensato di sentirti dire, o a usare un tono di voce che non avresti mai usato.... Io mi sono sentita spesso mio padre sulla spalla. Lui e non mia madre, perché mentre mia madre è stata assorbita per osmosi, con mio padre le cose sono state più difficili (e i miei genitori si sono divorziati quando ero assai giovincella) ed era la persona da cui ritenevo di essere più lontana in assoluto in termini di imprinting educativo. Invece no, invece ecco la frase che avrebbe detto lui uscirmi dalle labbra, ecco che mi detesto per averla detta.... 

Quindi da una parte c'è da fare i conti con i nuovi equilibri, dall'altra trovare la propria via, il proprio modello (e non c'è tanto tempo per costruirlo, i figli adottivi sono grandicelli, capiscono, si adeguano, ti mettono alla prova....), in più, proprio perché sono grandicelli, hanno assorbito altre modalità e, all'inzio, ti devi adattare... non ti ascoltano se non urli?? e tu urla... arriverà il momento in cui il tono di voce tornerà normale, devi essere autoritaria mentre vorresti essere autorevole?? sii autoritaria, l'autorevolezza arriverà.

Lo dico adesso, ma quanto mi sono odiata i primi tempi.....

Infine (at least but not last) c'è la coppia, la coppia che dovrebbe trovare il modo e il momento per confrontarsi, che dovrebbe litigare sottovoce e di nascosto per non squillibrare il delicato equilibrio, la coppia che ha bisogno di rafforzarsi per affrontare tutte le burrasche che stanno arrivando.

Quindi ecco, la famiglia, quella di origine (i nonni, gli zii..), farebbe bene a dare tempo alla nuova famigliola appena formata di trovare un suo equilibrio, ovviamente fremono per vederli, coccolarli, viziarli... e lo possono fare, ma stando FUORI (ripeto: FUORI) da tutto quello che non li riguarda direttamente.

Non si mette in discussione davanti ai figli qualcosa che ha fatto uno dei genitori, non si contraddice, non si dà un consiglio non richiesto... suoceri, nonni, zii e tutto il resto.... mordetevi le vostre maledette lingue!!!!

Quindi, è bene prendersi tempo, tenere fuori con gentilezza i nonni magari raccontandogli le difficoltà, cercando confronto e conforto da loro, invitandoli a non esprimere giudizi o a mettere in discussione un neo-genitore.

Perché un neo-genitore sta affrontando tutte quelle burrasche di cui sopra. ha bisogno di sostegno, non di altro. E qui la coppia dev'essere dannatamente forte, perché uno dei due si farà carico di tanto lavoro e l'altro dovrà aiutare, sostenere, rincuorare, affermare, sostituire l'altro quando questo non ce la fa a fare tutto.... anche se non chiede aiuto. 

E noi, invece, su tutto questo abbiamo fatto il botto.

Nessuna di queste cose è stata osservata, l'invadenza dei nonni, la mancanza di ascolto, di empatia, anche all'interno della coppia, hanno decretato la fine burrascosa della neo-famiglia.

Un crescendo di tensioni e di rancori, che mi hanno portata a chiedermi se non fosse meglio avere due genitori divorziati che un modello come il nostro (vedi sopra quanto ritorni l'imprintig familiare "mio padre sulla spalla"), due genitori che si parlavano a malapena, non si toccavano mai, non si cercavano.

E alla fine (dopo anni di discussioni e di ricerca di un equilibrio anche precario) me ne sono andata, creando un gran bel casino. Attualmente mia figlia vive principalmente con suo padre e mio figlio principalmente con me.

La differenza è che mio figlio non viene stordito dalle cattiverie contro il padre, quindi ogni tanto lo vede. A mia figlia viene detto di tutto di più e quindi non la vedo da quasi un anno.

Quindi cosa ho mai da pontificare io? NIENTE.. infatti non pontifico, racconto solo la mia esperienza.

Forse un giorno le cose cambieranno, forse entrambi troveranno un equilibrio che adesso non hanno e trascorreranno più tempo con entrambi, non lo so, lo spero.

Con mio padre andò a finire che dopo 4 anni di lontananza mi riavvicinai... ma ci fu un gran bel lavoro di squadra alle mie spalle, dalla sua attuale moglie che ha fatto da tramite per molto tempo, a mia madre che non ha mai proferito parola contro mio padre. Non è questa la situazione. Ma, forse, lo spero, un giorno mia figlia capirà che tutto quello che le viene detto scaturisce solo dalla rabbia e non dalla ragione.

E mio figlio? Beh, lui ha principalmente bisogno di tranquillità, quindi ha scelto questa soluzione solo per poter vivere sereno, quindi quando tanta acqua sarà passata sotto i ponti e la ragione avrà ritrovato un suo spazio, allora credo che non tarderà a cercare suo padre.

venerdì 2 luglio 2021

Adozione: l'incontro!

 


Nell'adozione la preparazione alla partenza è il periodo più carico di emozioni, positive e negative.

Ci sono i momenti in cui realizzi che tutto ciò sta per realizzarsi e i momenti in cui il tempo sembra non passare mai.... sono mesi che non hanno mai fine.
Ma io me li ricordo come un periodo di immensa gioia e grande carica.
Ovviamente sto parlando di anni fa.... se me lo aveste chiesto allora avrei raccontato di quanto mi giravano perché non riuscivamo a partire!!!
Ma il tempo lenisce e fa risaltare le cose belle...
Nel frattempo con loro abbiamo fatto qualche incontro via skype, per conoscerci un po'.... quelli me li ricordo come momenti di tensione... che cavolo gli racconto??? Poi ovviamente ci pensavano loro a stordirti di parole! Io gli parlavo degli scoiattoli in giardino, dei gatti, di noi, della loro stanza che stavamo preparando... poi ho scoperto una volta lì che loro uno scoiattolo non sapevano assolutamente che animale fosse!! Vabbè, io non avevo mai visto di persona un lama!
Ad agosto del 2013 siamo finalmente riusciti a partire, destinazione Santiago prima e poi diritti alla meta solo due giorni dopo, ancora frastornati ed emotivamente provati da tutto quello che ci stava capitando.
Come ho già detto, se c'è una cosa che i sudamericani sanno fare bene sono le relazioni e la preparazione all'adozione dei bambini, infatti i nostri ci hanno accolti a braccia aperte e ci sono letteralmente saltati in collo!
E' stato bellissimo.
Il primo incontro è andato così: ce li hanno portati nella casa dove eravamo alloggiati (e in cui eravamo arrivati da circa due minuti!), sono stati con noi qualche ora durante le quali siamo andati al mare, abbiamo fatto merenda insieme, hanno spacchettato tutte le cose che gli avevamo portato e poi sono tornati in istituto per la notte....buahhhhhh, tristi loro, tristi noi!!
Ma i loro giochi li aspettavano lì....


E loro lo sapevano!!

La notte invece di dormire abbiamo ripulito tutta la casa, la mattina dopo nuovo incontro con loro (e noi sempre più storditi!), siamo andati con loro a fare un po' di spesa, siamo tornati al mare (ce l'avevamo davanti casa), abbiamo preparato da mangiare insieme e poi ci ha chiamati lo psicologo dell'istituto per sapere se stava andando tutto bene e se ritenevamo potessero restare... come dire di no?? Era andato tutto benissimo!!!
E qui comincia l'avventura, perché da quel momento in poi hanno cominciato a costruire pian pianino la fiducia che non sarebbero tornati in istituto e quindi... iniziano le crisi!
Mia figlia credo abbia fatto di tutto per metterci alla prova, ma la sua più bella uscita (nel senso di divertente) fu, quando dopo 15 giorni che stavamo insieme e che parlavamo sempre in spagnolo, lei mi guardò e con la sua voce più candida mi chiese "porque no aprendiste español antes de venir a buscarnos?" il problema è che noi lo avevamo imparato... ma lo spagnolo di Spagna!!! E molte parole sono diverse, comunque ci capivamo e facevamo tutti e quattro di tutto per farci capire.. vabbè....
Ma non sono queste le crisi, le crisi sono quando dici di no a qualcosa (l'ennesimo dolce, o a cantare a squarciagola durante la notte o qualsiasi cosa che loro vorrebbero tanto ma è pericolosa...) e improvvisamente fuoco e fiamme, la dolce bambina si trasforma in una iena con la smania di distruggere te e tutto quello che le sta intorno!! Le cattivere che escono da quelle testoline sono a dir poco impensabili.
Urla, offese, sputi, pugni.... ce n'è voluto tanto di tempo per rasserenarli....
In tutto questo ci siamo spostati diverse volte da una città all'altra, abbiamo visitato musei per bambini, frequentato tutti i parchi e gli zoo, siamo andati al cinema, fatto volare aquiloni, viste tante spiagge, fatto castelli di sabbia, visti gli arenistas (molto famosi in Cile, fanno le sculture di sabbia), i leoni di mare, i pellicani, giocato a biglie sulla spiaggia, fatto il "bagno" nell'oceano, miliardi di visite dalla dentista (cavolo quante carie!!), svaligiato tutti i supermercati, fatto tutte le pratiche per formalizzare l'adozione, ogni volta che traslocavamo eravamo sempre più carichi, ad un certo punto un taxista si rifiutò di portarci con un solo taxi.....ci voleva la ditta di traslochi!!! Che scene assurde!!!



Nel frattempo le crisi cominciavano a diminuire, mi chiedevo se cominciare a fare le crocette sul calendario quando la giornata era filata liscia... e pian pianino si avvicinava il momento di tornare a casa... ma quella data si spostava sempre un pochino più avanti.... come ho già raccontato ci hanno fatto un sacco di scherzetti burocratici e... non ne potevamo più, le ultime settimane eravamo nervosi noi e quindi anche loro.
Loro non vedevano l'ora di conoscere i gatti (c'erano ancora Gilda, Pistone e Selva!), di prendere possesso di una stanza tutta loro, di fare nido. 
Io ero divisa, tra la voglia di tornare a casa e la paura della routine, non sarebbe più stato un mondo di vacanza perenne, c'era anche da pensare all'inserimento a scuola, a imparare l'italiano, riprendere il lavoro e poi conoscere e arginare i familiari... perché all'inizio c'è veramente bisogno di fare nido, per loro, ma anche TANTO per noi....



martedì 29 giugno 2021

Adozione: una maternità luuuuuuuuuuuungaaaaaa

 



Rileggendo vecchia posta (gmail ogni giorno mi manda un messaggio che dice "non ce la faccio più, puoi cancellare qualcosa o, folle che non sei altro, vuoi tenere tutto???), sono capitata su vecchie mail, vecchissime.... e ho pensato che poi non ho mai raccontato nulla di come sia andato il nostro percorso di adozione, non che ormai sia una cosa sconosciuta, l'adozione è molto più comune adesso, ma magari a qualcuno che passa casualmente da queste parti (per sbaglio) o volutamente (per conoscenza) la cosa interessa....
Il nostro percorso è iniziato 11 anni fa, esattamente nel 2010, quando, ignari di ciò che ci avrebbe aspettati, ci siamo avvicinati ai servizi sociali e abbiamo fatto le prime domande. 

A questo, come vi avevo già raccontato qui sono seguiti incontri più o meno al limite della follia con assistenti sociali e psicologhe che sono durati un bel po' di tempo.

Solo 3 anni dopo, tre corsi (organizzati nell'ordine dai servizi territoriali, USL o ASL che dir si voglia, e dalle associazioni di riferimento per le adozioni), e diversi incontri (credo una decina come minimo) con le associazioni sul territorio, avendo prima e dopo depennato tutte quelle che non ci davano certezze di fare una cosa fatta bene, abbiamo conferito il mandato ad un'associazione che ci ha dato la certezza di: a) andare in un paese non troppo a rischio (avendo deciso che NO a: bustarelle, stare sotto scorta, venire visti come i bianchi ricchi che vanno a rapire bambini, etc etc) e b) che i soldi che avremo dato all'associazione servivano proprio all'adozione e non ad altro (e i costi, a quei tempi, avevano una variabilità assurda... la differenza era tra 40 mila e 7 mila euro!!), dopodiché abbiamo dichiarato la nostra disponibilità all'adozione e sono iniziati gli incontri di nuovo con assistenti e psicologhe dei servizi territoriali (altri dai primi) e, infine, con il tribunale dei minori, dicevo solo 3 anni dopo siamo riusciti a partire.

Ognuno di questi incontri istituzionali ha lo scopo di verificare e farsi certificare millanta mila cose, tra cui malattie pregresse, vaccini fatti, che non si è pazzi e sopratutto incensurati e che la coppia è solida e resisterà al tumulto dell'adozione (e qui, ebbene sì, hanno toppato in pieno!).

Non che siano inutili, al contrario, serve a farsi un'idea di quello che si vuole, perché si è deciso di farlo e, sopra a tutto il resto, se si è capaci di assumersi questo carico da mille e con quali modalità (uno o due o più figli? disponibilità ad adottare bambini con handicap? e se sì, con quale tipo di handicap??).

Anche se, non lo nego, le idee comunque romantiche che ci facciamo sull'adozione poi si scontrano con la dura realtà.

Ma andiamo nell'ordine.

Una cosa che devo premettere è che i corsi con le associazioni, se fatti bene, sono delle bombe emotive. Noi non abbiamo dato mandato all'associazione che a me era piaciuta tantissimo solo per un motivo di paese di destinazione (ci avrebbero mandati in Congo, che per me sarebbe stato facile a livello linguistico, ma a quanto pare i congolesi non vedono molto bene le adozioni e lì si vive sotto scorta cercando di venire via il prima possibile), ma il corso che ci fecero era tutto teso ad evidenziare le problematiche che avremo dovuto affrontare (bambini che scappano, che ti rifiutano, che hanno problemi che non ti sono mai stati prospettati.....) e ogni incontro era un cazzotto nello stomaco, uscivamo da lì SEMPRE con le lacrime agli occhi, non penso di aver mai pianto così tanto se non per motivi che mi riguardavano più o meno direttamente.

Ma quel corso ci ha preparati veramente e se mai qualcuno fosse interessato/a sono disponibile a passare i contatti. E' l'unica associazione che io conosca che non abbia messo davanti a tutto la fede e la disponibilità ad accogliere (o, come dicono alcuni, l'amore da donare... arghhhhhh!!!!! E vabbè io non sono cattolica, le adozioni mica le fanno solo i cattolici!! Quindi anche noi abbiamo diritto ad avere uno spazio), ha messo davanti a tutto le difficoltà.

Perché come ci diceva la psicologa dell'associazione "è inutile che io vi faccia raccontare storie a lieto fine, quelle siete già pronti ad affrontarle, quello che dovete toccare con mano sono le difficoltà".

Io l'ho adorata. Eppure io non sono mai stata (non ero!) una dalla lacrima facile o che si va a cercare il tormentone emotivo.

E non eravamo degli sprovveduti, venivamo entrambi da realtà associative che lavoravano con minori e avevamo lavorato in quartieri difficili.... Eppure, quei racconti, quei genitori che avevano vissuto tutto sulla loro pelle e venivano a raccontarci cosa era successo e come lo avevano gestito ha aperto una porta laterale che mostrava chiarissimamente le difficoltà di questa scelta e, quando mi ci sono ritrovata io, in prima persona, ho ringraziato dal profondo del cuore di averle già metabolizzate in qualche modo.

Fatta tutta questa trafila che pare assurda ma di cui l'assurdità sta sopratutto nei tempi che richiede e nei costi che si vanno a pagare, una volta dato mandato all'associazione inizia il vero secondo tumulto emotivo: l'attesa, la partenza, l'incontro.

L'attesa, per strane coincidenze temporali, non è stata lunga, se avete un minimo di memoria rispetto a quegli anni (si sta parlando ormai del 2012) ci sono stati diversi blocchi su alcuni paesi (tra cui l'Etiopia che era la mia prima scelta, e proprio per questo poi non ci restava altro che il Congo con l'associazione di cui sopra, ma anche diversi altri che se non completamente bloccati erano molto rallentati) e poi, quando siamo partiti è stato proprio il Congo (ormai 2013) ad aver bloccato le famiglie adottive con i figli di ritorno in Italia.... per cui abbiamo avuto anche una fortuna sfacciata!!!

Ma per noi l'abbinamento è stato abbastanza veloce. Ad ottobre 2012 avevamo ricevuto la proposta di abbinamento che abbiamo accettato e confermato con tempi rapidissimi perché non c'era niente che poteva fermarci, neanche le difficoltà che ci venivano prospettate dalle relazioni (perché, in fin dei conti, abbastanza minime). Solo dopo aver accettato abbiamo ricevuto le loro foto, fino a quel momento ne conoscevamo solo una parte della storia, il sesso, l'età.... è stato un fulmine a ciel sereno!

Erano bellissimi e anche relativamente piccoli (5 anni lui, 6 e mezzo lei)...  ormai l'età dei bambini adottabili si è alzata parecchio e, non fatevi ingannare da ciò che vi possono raccontare, l'età conta TANTISSIMO!! Più piccoli sono, più facile sarà il percorso che segue, più la loro storia è nella loro memoria, più difficoltà incontreranno e incontrerete voi di riflesso (ma di questo ne parlerò un'altra volta altrimenti non finisco più).

L'organizzazione per la partenza è stata lunga, oserei dire lunghissima.....si sono frapposti mille problemi burocratici per cui non ci hanno dato il via libera per partire prima dell'agosto 2013 (quasi un anno sprecato in un istituto dall'altra parte del mondo), ma altre difficoltà ci aspettavano lì, perché il Cile per certi aspetti è organizzato benissimo (penso ai musei per bambini, alle mille attività possibili nei parchi pubblici, ai trasporti gratuiti per loro, all'assistenza psicologica che hanno i bambini in istituto, all'accuratezza delle relazioni che mandano alle famiglie....) ma i tribunali, almeno in quel periodo, sono stati veramente poco efficienti!

Per dirne solo alcune: siamo tornati con i documenti con un nome trascritto male (per cui poi ce la siamo dovuta vedere con la burocrazia italiana per far ritrovare a mia figlia il suo vero nome!!), ci sono stati scioperi, documenti persi, trascritti male, documenti rubati, tempi raddoppiati per l'emissione dei passaporti e del visto per il rientro, tutto lungo, troppo lungo... eravamo partiti ad inizio agosto, siamo tornati ad inizio novembre. Abbiamo rinviato il rientro credo almeno 3 volte.

Non dico che il tempo trascorso lì sia stato tempo perso, per certi aspetti al contrario ci ha permesso di conoscere un po' il paese, meglio la lingua (che poi sarebbe servita dopo, con l'inserimento a scuola) e, forse sopratutto, ha creato una specie di cuscinetto tra l'incontro e la partenza, perché mettendosi nella loro pelle quanto dev'essere difficile incontrare due sconosciuti, fidarsi di loro (dopo tutto ciò che ti è successo) e attraversare il grande oceano per andare a vivere con loro??

Ecco, questa rimane una mia grande perplessità sulle adozioni internazionali.

Perché alla fine questi bambini sono sradicati e innestati altrove, in un paese diverso, dove la lingua e il cibo sono diversi, dove gli altri bambini già si conoscono e loro non conoscono nessuno ( i miei si sono inseriti alle elementari.... non è stato facile!!), ci sono mille ostacoli, tra cui, purtroppo in questa società, anche il colore della pelle ha il suo peso.

Non sono state molte le manifestazioni di razzismo, ma se si pensa a due cuccioli disorientati e frastornati ci manca anche questo!

Eppure io stessa sono stata una bambina sradicata (da straniera, ma comunque europea, cresciuta in Italia), quindi avevo mille risorse a disposizione, ma sono anche ben consapevole di quanto sia difficile radicarsi e sentirsi parte di qualcosa senza, per forza, perdere la propria identità.


Ho letto un bellissimo articolo recentemente, su un libro scritto da una donna inglese di colore, che diceva come sia importante riconoscere e non negare la diversità, per diversi motivi, ovviamente lei parlava dell'essere donna e di colore in una società di bianchi, io in comune con lei ho solo di essere donna... poi sono bianca slavata!!

Non avevo subito fatto il parallelo. In effetti la cosa che a me ha sempre dato profondamente fastidio è quando le persone mi dicevano "ma ormai sei italiana!" (non è un errore, uso il passato perché adesso ci passo sopra), certo, lo sono, nel senso che sto qui da tantissimi anni, ho una carta di identità come la vostra e parlo correttamente la vostra lingua.... ma è la vostra, non la mia, è il vostro paese, ci sono i vostri parenti, io i miei parenti li vedevo ogni estate non ogni domenica o ogni volta che ne avevo voglia, le mie radici per tantissimo tempo sono state lì ma sono stata cresciuta qui. Ci sono tantissime evidenze della mia "estraneità" e non perché io voglia prendere le distanze, non le voglio assolutamente quelle distanze, ma sono fiera delle mie differenze e pretendo che non siano annullate da una stupida frase che dimostra solo la scarsa intelligenza di chi la pronuncia. 

Quello che voglio anche dire è che non tutti vogliamo fare parte del branco annullando i nostri gusti personali, le nostre idee o il nostro modo di vestirci o di vivere la maternità (e queste ultime valgono per tutti), ad alcuni non frega proprio un bel niente di cosa pensano gli altri se si mettono i sandali ad aprile, se al bar la gente si gira perché bevono un caffè, secondo loro, disgustoso, o se in spiaggia tutti si girano perché sei bianca che più bianca non si può (tant'è che si permettono commenti pensando che tanto sei straniera e non capisci) o qualsiasi altra evidenza di "persona non integrata", non mi sento non integrata, mi sento diversa.

E questo non è facile da accettare o da far accettare, ci sono anche quelli che alzano sprezzanti il sopracciglio (ne conosco uno ma non farò nomi) quando presentandoti, su domanda visto il nome e il cognome che porti (!!), rispondi che sì, non sei italiana, perché pensano che te la tiri tanto visto che sei cresciuta qui.... ma io non me la tiro, semplicemente sono stata cresciuta qui sì, ma da due genitori che di italiano non avevano proprio niente di niente!!!

E quindi, tornando ai figli, se vengono da lontano, devono anche affrontare questa difficoltà, e, se sono testardi come me, ci metteranno anni a radicarsi, io ce ne ho messi davvero tantissimi.... e non è una questione di apparenza (forse ho fatto esempi sbagliati).... è una questione di radici, e quando si trapianta un alberello ancora piccolo è più facile farlo attecchire, ma se l'albero è già cresciutello ci sono tante difficoltà da mettere in conto.


(per ora la chiudo qui o diventa troppo lunga, ci tornerò presto, promesso, sulla storia dell'adozione!)

sabato 8 marzo 2014

La danza delle mucche

Non molti giorni fa 8 occhi guardavano delle mucche fare proprio la stessa cosa.... queste immagini valgono molto di più di mille parole!

Perché, come disse Margherita Hack "Credo che uccidere qualsiasi creatura vivente, sia un po' come uccidere noi stessi e non vedo differenze tra il dolore di un animale e quello di un essere umano."



giovedì 30 gennaio 2014

capitano a tutti....

quelle volte in cui molleresti tutto e tutti e scapperesti via lontano.
quelle volte in cui ti chiedi "ma chi me l'ha fatto fare??"



remi in barca e non se ne parli più.
senza rotta mi lascio portare dalle onde, dalle maree, dai venti...
mi lascio cullare dal ticchettio delle lancette di un orologio immaginario,
dal tepore di un sole quasi primaverile,
da un tè caldo bollente...

oppure ancora
cavalcando la bicicletta, alla scoperta del mondo,
con solo le cose indispensabili, irrinunciabili,
come il libro che sto leggendo,
i gatti, la teiera con gli uccellini...

come un gatto sui tetti esploro le possibilità
a volte sinceramente credo
che l'unica soluzione sia vivere (tutt'al più) sullo stesso pianerottolo.

lunedì 29 ottobre 2012


Chi mi conosce sa che da tempo sto preparando tutto per un'adozione, molte volte ho scritto qualcosa sul tema, ma è difficile parlarne serenamente quando si è in corsa e gli ostacoli da saltare sono innumerevoli, così ho sempre cestinato i post e così è da tanto che non scrivo, perché il mio privato negli ultimi due anni ha ruotato molto intorno a questo mondo, quindi era difficile parlare di altro.

Adesso penso di aver trovato il modo. Così, per avvicinarvi a questo mio mondo privato, vi lascio una delle due storie scritte nel periodo della preparazione-attesa per il corso con i servizi territoriali, la consegna era: "racconta a tuo figlio la sua storia" (se fate i bravi poi ve ne racconto un'altra... :-))
a.a.e. astenersi attivamente emotivi

Nina e l'età dei perché
Nina si siede davanti a me mentre cucino e mi fissa con i suoi occhioni grandi, indagatori, che preannunciano una domanda a cui non saprò rispondere come si deve, ormai lo so.
"Mamma, perché tu e il papà siete bianchi bianchi e io sono così nera?"
"Ninetta cara, ne abbiamo già parlato, ricordi? la cicogna ha smarrito la strada e, sciocchina, prima di arrivare da noi ha..."
"e perché ha smarrito la strada??"
"perché le cicogne non sanno leggere le cartine, infatti lei la teneva sottosopra e non..."
"e perché non sanno leggere le cartine??"
"Ninetta, questa è un'altra storia, per ora ti basti sapere che la cicogna quel giorno non era andata a scuola e quindi non ha imparato a leggere le cartine"
"e perché non era andata a scuola?"
"Ninetta dai, torniamo a noi... dicevamo che la cicogna aveva perso la strada e allora, prima di arrivare da noi, ha fatto tanti e tante volte il giro della terra e quindi sei stata tanto al sole... ecco perché sei nera nera come il carbone!"
"ma perché aveva fatto tante volte il giro della terra?"
"perché non ci trovava, infatti si è sbagliata ed è andata da un'altra mamma, ma non era ancora il suo momento, allora lei ti ha portata a noi che ti cercavamo da tanto tempo e non sapevamo dove eri"
"e perché non sapevate dove ero??
"perché la cicogna era stanca e si era fermata a riposare".

Nina cresce e chiede ancora perché
Nina si è fatta grande, ormai va a scuola, i compagni la prendono in giro, dicono che la sua mamma non l'ha voluta. Lei cerca di spiegare, cerca di darsi una ragione, ma alla cicogna non crede già più e a volte piange sconsolata.
Torna di nuovo da noi, con una domanda che brucia, ma stavolta va dal suo papà, perché con lui sta instaurando un rapporto diverso, c'è più complicità, c'è una sorta di patto tra loro due che a volte un po' invidio.
Li sento che parlottano. Nina chiede. Nina ascolta. Nina chiede ancora.
Il papà, con tanta pazienza, le ripete, per l'ennesima volta, la nostra storia, la SUA storia. Le dice che la sua mamma non l'abbiamo conosciuta, non sappiamo chi fosse, nessuno lo sa, ma probabilmente ha fatto il più grande atto di amore possibile: ha affidato la sua bambina, il suo tesoro, a chi la poteva amare e crescere, perché lei non poteva, forse perché non aveva un tetto, forse perché era troppo giovane, o forse non aveva di che darle da mangiare... Sicuramente ci doveva essere una ragione MOLTO importante per non tenerla con sé, perché era la bambina più bella e più intelligente del mondo e nessuno se ne vorrebbe separare...
Nina annuisce, pensa... chiede ancora, infine sembra soddisfatta. Ecco di nuovo la Nina che conosco! la sento ridere e scherzare con il papà mentre li chiamo per la cena.

Nina e l'adolescenza
Nina adolescente ci urla contro che NON SIAMO I SUOI GENITORI, non abbiamo diritti su di lei, non possiamo dirle cosa può e cosa non può fare... avremmo dovuto lasciarla lì, con la sua mamma.
Sbatte forte la porta e si chiude in camera sua.
Cerchiamo di parlarci ma è dura. E' dura per noi. Ma è sopratutto dura per lei, lo sappiamo bene.
Sappiamo che si tratta di un momento delicato, che passerà. Ce la mettiamo tutta per essere sempre al suo fianco, per darle quel sostegno che anche se non chiede vediamo che cerca.
Continuiamo a ripeterci che è importante il dialogo. E infatti quel dialogo costruiamo giorno per giorno. E arriverà finalmente il giorno in cui Nina si accetterà, accetterà che niente abbiamo potuto fare per la sua mamma, accetterà che lei è bella così come è, con la sua storia, con i suoi genitori.
Per il momento anche stasera mangiamo soli.

vita da quasi mamme (...forse!)


Ci vuole un'immagine che ispiri serenità... altrimenti vado fuori di testa.
Non so se qualcuno che legge ha mai provato i brividi di un percorso di adozione di uno o più minori, mi auguro di sì perché è una bellissima cosa e contemporaneamente sono scissa in un sentimento di compassione... sì, avete letto bene, compassione.
Ma è reciproca, credo, la cosa.
Il percorso è INFINITAMENTE lungo, il costo è INCOMPRENSIBILMENTE alto e l'eticità credo che in moltissimi casi non sappiano nemmeno cosa sia.
Mi spiego: per arrivare a contattare le associazioni che fanno da tramite per l'adozione in paesi esteri il percorso prevede: un corso con la ASL tenuto da una psicologa e un'assistente sociale, una dichiarazione di disponibilità al tribunale dei minori di riferimento che detta così sembra roba da niente ma che prevede, oltre al suddetto corso, anche analisi del sangue, la produzione di una serie di documenti comprovanti che tu sei proprio tu e sei proprio sposata  con lui, che è proprio lui ed abitate nella stessa casa, avete un reddito non troppo da miseria e sembrerebbe che non abbiate sulla testa nessun procedimento penale o simili.... sembrerebbe anche, secondo la psicologa che lo accerta mediante test di 300 e più domande a tranello (tipo: aprireste un negozio di fiori? vi piacciono i fiori? fra il blu e il giallo quale fiore preferite? e... se andate in montagna raccogliete i fiori?) , che non siete proprio pazzi da legare o, se lo siete, lo nascondete proprio bene....insomma fatto tutto questo (4-5 mesi nel frattempo sono passati) consegnate tutto il plico in 4 copie (almeno!) al tribunale.
Ma non è finita qui: dopo 4 mesi, siete convocati da un'altra assistente sociale e un'altra psicologa che, a loro volta, dovranno certificare che non siete degli assassini, vivete in una casa che ha, sì, addirittura quattro mura e un tetto (attenzione a noi è andata bene: a dei nostri amici hanno chiesto che la camera per il/la bambin* fosse già presente), non avete turbe psicologiche particolari che pregiudicano l'adozione (anche se, mannaggia, avete i genitori divorziati e questo potrebbe pregiudicare il vostro modo di vedere la famiglia... oppure vorreste mandare a quel paese il vostro vicino o magari forargli le ruote della macchina, perché da anni fa di tutto per farvi saltare i nervi ma vi trattenete e questo forse non è proprio il miglior modo di affrontare la cosa, perché evitate e non affrontate... ), insomma anche loro ci mettono del loro a confonderti le idee!

mercoledì 2 settembre 2009

strascichi vacanzieri e scelte di vita



Grandi novità quest'estate... da tempo pensavo di modificare il mio stile di vita, di tornare su vecchi passi per ripercorrere in maniera nuova (e forse più matura) scelte già fatte in passato, poi ci sono stati vari eventi, tra cui delle analisi del sangue sballate, che mi hanno fatto accellerare il passo, studiare alternative, e, finalmente arrivare proprio a quella scelta, senza rigidità, senza estremismi...
Ho quindi deciso di tornare ad una dieta "vegetariana", ma vegetariana a modo mio.
Quando lo sono stata, mille anni fa, lo facevo per ideologia, per rispetto verso gli animali e per senso di orrore verso l'essere causa di morte di altri esseri viventi... oggi lo faccio in parte per le stesse ragioni, ma con uno spirito più leggero e meno estremista, sopratutto con un estremo rispetto per la natura che mi sta intorno nel suo insieme, in più c'è anche un aspetto salutistico... che mi porta anche a dire che è ben accetto il pesce, perché contiene molti omega 3 e 6 (e poi il pesce, infondo-infondo, è quello che fa una vita migliore tra tutti gli animali... almeno lui, se scegliamo quelli non di allevamento, vive libero! lo so, muore in una maniera orribile e come possiamo trarre beneficio da qualcosa che ha passato momenti come i suoi?? ... ma attualmente i miei ragionamenti e le mie necessità mi portano a fare questo tipo di scelta "razzista", poi si vedrà).


[Ne ho approfittato per pubblicarvi altre due foto delle mie vacanze, non editate al pc... giammai!! ma fatte giocando con l'esposimetro durante un pic nic nel bosco]