martedì 29 giugno 2021

Adozione: una maternità luuuuuuuuuuuungaaaaaa

 



Rileggendo vecchia posta (gmail ogni giorno mi manda un messaggio che dice "non ce la faccio più, puoi cancellare qualcosa o, folle che non sei altro, vuoi tenere tutto???), sono capitata su vecchie mail, vecchissime.... e ho pensato che poi non ho mai raccontato nulla di come sia andato il nostro percorso di adozione, non che ormai sia una cosa sconosciuta, l'adozione è molto più comune adesso, ma magari a qualcuno che passa casualmente da queste parti (per sbaglio) o volutamente (per conoscenza) la cosa interessa....
Il nostro percorso è iniziato 11 anni fa, esattamente nel 2010, quando, ignari di ciò che ci avrebbe aspettati, ci siamo avvicinati ai servizi sociali e abbiamo fatto le prime domande. 

A questo, come vi avevo già raccontato qui sono seguiti incontri più o meno al limite della follia con assistenti sociali e psicologhe che sono durati un bel po' di tempo.

Solo 3 anni dopo, tre corsi (organizzati nell'ordine dai servizi territoriali, USL o ASL che dir si voglia, e dalle associazioni di riferimento per le adozioni), e diversi incontri (credo una decina come minimo) con le associazioni sul territorio, avendo prima e dopo depennato tutte quelle che non ci davano certezze di fare una cosa fatta bene, abbiamo conferito il mandato ad un'associazione che ci ha dato la certezza di: a) andare in un paese non troppo a rischio (avendo deciso che NO a: bustarelle, stare sotto scorta, venire visti come i bianchi ricchi che vanno a rapire bambini, etc etc) e b) che i soldi che avremo dato all'associazione servivano proprio all'adozione e non ad altro (e i costi, a quei tempi, avevano una variabilità assurda... la differenza era tra 40 mila e 7 mila euro!!), dopodiché abbiamo dichiarato la nostra disponibilità all'adozione e sono iniziati gli incontri di nuovo con assistenti e psicologhe dei servizi territoriali (altri dai primi) e, infine, con il tribunale dei minori, dicevo solo 3 anni dopo siamo riusciti a partire.

Ognuno di questi incontri istituzionali ha lo scopo di verificare e farsi certificare millanta mila cose, tra cui malattie pregresse, vaccini fatti, che non si è pazzi e sopratutto incensurati e che la coppia è solida e resisterà al tumulto dell'adozione (e qui, ebbene sì, hanno toppato in pieno!).

Non che siano inutili, al contrario, serve a farsi un'idea di quello che si vuole, perché si è deciso di farlo e, sopra a tutto il resto, se si è capaci di assumersi questo carico da mille e con quali modalità (uno o due o più figli? disponibilità ad adottare bambini con handicap? e se sì, con quale tipo di handicap??).

Anche se, non lo nego, le idee comunque romantiche che ci facciamo sull'adozione poi si scontrano con la dura realtà.

Ma andiamo nell'ordine.

Una cosa che devo premettere è che i corsi con le associazioni, se fatti bene, sono delle bombe emotive. Noi non abbiamo dato mandato all'associazione che a me era piaciuta tantissimo solo per un motivo di paese di destinazione (ci avrebbero mandati in Congo, che per me sarebbe stato facile a livello linguistico, ma a quanto pare i congolesi non vedono molto bene le adozioni e lì si vive sotto scorta cercando di venire via il prima possibile), ma il corso che ci fecero era tutto teso ad evidenziare le problematiche che avremo dovuto affrontare (bambini che scappano, che ti rifiutano, che hanno problemi che non ti sono mai stati prospettati.....) e ogni incontro era un cazzotto nello stomaco, uscivamo da lì SEMPRE con le lacrime agli occhi, non penso di aver mai pianto così tanto se non per motivi che mi riguardavano più o meno direttamente.

Ma quel corso ci ha preparati veramente e se mai qualcuno fosse interessato/a sono disponibile a passare i contatti. E' l'unica associazione che io conosca che non abbia messo davanti a tutto la fede e la disponibilità ad accogliere (o, come dicono alcuni, l'amore da donare... arghhhhhh!!!!! E vabbè io non sono cattolica, le adozioni mica le fanno solo i cattolici!! Quindi anche noi abbiamo diritto ad avere uno spazio), ha messo davanti a tutto le difficoltà.

Perché come ci diceva la psicologa dell'associazione "è inutile che io vi faccia raccontare storie a lieto fine, quelle siete già pronti ad affrontarle, quello che dovete toccare con mano sono le difficoltà".

Io l'ho adorata. Eppure io non sono mai stata (non ero!) una dalla lacrima facile o che si va a cercare il tormentone emotivo.

E non eravamo degli sprovveduti, venivamo entrambi da realtà associative che lavoravano con minori e avevamo lavorato in quartieri difficili.... Eppure, quei racconti, quei genitori che avevano vissuto tutto sulla loro pelle e venivano a raccontarci cosa era successo e come lo avevano gestito ha aperto una porta laterale che mostrava chiarissimamente le difficoltà di questa scelta e, quando mi ci sono ritrovata io, in prima persona, ho ringraziato dal profondo del cuore di averle già metabolizzate in qualche modo.

Fatta tutta questa trafila che pare assurda ma di cui l'assurdità sta sopratutto nei tempi che richiede e nei costi che si vanno a pagare, una volta dato mandato all'associazione inizia il vero secondo tumulto emotivo: l'attesa, la partenza, l'incontro.

L'attesa, per strane coincidenze temporali, non è stata lunga, se avete un minimo di memoria rispetto a quegli anni (si sta parlando ormai del 2012) ci sono stati diversi blocchi su alcuni paesi (tra cui l'Etiopia che era la mia prima scelta, e proprio per questo poi non ci restava altro che il Congo con l'associazione di cui sopra, ma anche diversi altri che se non completamente bloccati erano molto rallentati) e poi, quando siamo partiti è stato proprio il Congo (ormai 2013) ad aver bloccato le famiglie adottive con i figli di ritorno in Italia.... per cui abbiamo avuto anche una fortuna sfacciata!!!

Ma per noi l'abbinamento è stato abbastanza veloce. Ad ottobre 2012 avevamo ricevuto la proposta di abbinamento che abbiamo accettato e confermato con tempi rapidissimi perché non c'era niente che poteva fermarci, neanche le difficoltà che ci venivano prospettate dalle relazioni (perché, in fin dei conti, abbastanza minime). Solo dopo aver accettato abbiamo ricevuto le loro foto, fino a quel momento ne conoscevamo solo una parte della storia, il sesso, l'età.... è stato un fulmine a ciel sereno!

Erano bellissimi e anche relativamente piccoli (5 anni lui, 6 e mezzo lei)...  ormai l'età dei bambini adottabili si è alzata parecchio e, non fatevi ingannare da ciò che vi possono raccontare, l'età conta TANTISSIMO!! Più piccoli sono, più facile sarà il percorso che segue, più la loro storia è nella loro memoria, più difficoltà incontreranno e incontrerete voi di riflesso (ma di questo ne parlerò un'altra volta altrimenti non finisco più).

L'organizzazione per la partenza è stata lunga, oserei dire lunghissima.....si sono frapposti mille problemi burocratici per cui non ci hanno dato il via libera per partire prima dell'agosto 2013 (quasi un anno sprecato in un istituto dall'altra parte del mondo), ma altre difficoltà ci aspettavano lì, perché il Cile per certi aspetti è organizzato benissimo (penso ai musei per bambini, alle mille attività possibili nei parchi pubblici, ai trasporti gratuiti per loro, all'assistenza psicologica che hanno i bambini in istituto, all'accuratezza delle relazioni che mandano alle famiglie....) ma i tribunali, almeno in quel periodo, sono stati veramente poco efficienti!

Per dirne solo alcune: siamo tornati con i documenti con un nome trascritto male (per cui poi ce la siamo dovuta vedere con la burocrazia italiana per far ritrovare a mia figlia il suo vero nome!!), ci sono stati scioperi, documenti persi, trascritti male, documenti rubati, tempi raddoppiati per l'emissione dei passaporti e del visto per il rientro, tutto lungo, troppo lungo... eravamo partiti ad inizio agosto, siamo tornati ad inizio novembre. Abbiamo rinviato il rientro credo almeno 3 volte.

Non dico che il tempo trascorso lì sia stato tempo perso, per certi aspetti al contrario ci ha permesso di conoscere un po' il paese, meglio la lingua (che poi sarebbe servita dopo, con l'inserimento a scuola) e, forse sopratutto, ha creato una specie di cuscinetto tra l'incontro e la partenza, perché mettendosi nella loro pelle quanto dev'essere difficile incontrare due sconosciuti, fidarsi di loro (dopo tutto ciò che ti è successo) e attraversare il grande oceano per andare a vivere con loro??

Ecco, questa rimane una mia grande perplessità sulle adozioni internazionali.

Perché alla fine questi bambini sono sradicati e innestati altrove, in un paese diverso, dove la lingua e il cibo sono diversi, dove gli altri bambini già si conoscono e loro non conoscono nessuno ( i miei si sono inseriti alle elementari.... non è stato facile!!), ci sono mille ostacoli, tra cui, purtroppo in questa società, anche il colore della pelle ha il suo peso.

Non sono state molte le manifestazioni di razzismo, ma se si pensa a due cuccioli disorientati e frastornati ci manca anche questo!

Eppure io stessa sono stata una bambina sradicata (da straniera, ma comunque europea, cresciuta in Italia), quindi avevo mille risorse a disposizione, ma sono anche ben consapevole di quanto sia difficile radicarsi e sentirsi parte di qualcosa senza, per forza, perdere la propria identità.


Ho letto un bellissimo articolo recentemente, su un libro scritto da una donna inglese di colore, che diceva come sia importante riconoscere e non negare la diversità, per diversi motivi, ovviamente lei parlava dell'essere donna e di colore in una società di bianchi, io in comune con lei ho solo di essere donna... poi sono bianca slavata!!

Non avevo subito fatto il parallelo. In effetti la cosa che a me ha sempre dato profondamente fastidio è quando le persone mi dicevano "ma ormai sei italiana!" (non è un errore, uso il passato perché adesso ci passo sopra), certo, lo sono, nel senso che sto qui da tantissimi anni, ho una carta di identità come la vostra e parlo correttamente la vostra lingua.... ma è la vostra, non la mia, è il vostro paese, ci sono i vostri parenti, io i miei parenti li vedevo ogni estate non ogni domenica o ogni volta che ne avevo voglia, le mie radici per tantissimo tempo sono state lì ma sono stata cresciuta qui. Ci sono tantissime evidenze della mia "estraneità" e non perché io voglia prendere le distanze, non le voglio assolutamente quelle distanze, ma sono fiera delle mie differenze e pretendo che non siano annullate da una stupida frase che dimostra solo la scarsa intelligenza di chi la pronuncia. 

Quello che voglio anche dire è che non tutti vogliamo fare parte del branco annullando i nostri gusti personali, le nostre idee o il nostro modo di vestirci o di vivere la maternità (e queste ultime valgono per tutti), ad alcuni non frega proprio un bel niente di cosa pensano gli altri se si mettono i sandali ad aprile, se al bar la gente si gira perché bevono un caffè, secondo loro, disgustoso, o se in spiaggia tutti si girano perché sei bianca che più bianca non si può (tant'è che si permettono commenti pensando che tanto sei straniera e non capisci) o qualsiasi altra evidenza di "persona non integrata", non mi sento non integrata, mi sento diversa.

E questo non è facile da accettare o da far accettare, ci sono anche quelli che alzano sprezzanti il sopracciglio (ne conosco uno ma non farò nomi) quando presentandoti, su domanda visto il nome e il cognome che porti (!!), rispondi che sì, non sei italiana, perché pensano che te la tiri tanto visto che sei cresciuta qui.... ma io non me la tiro, semplicemente sono stata cresciuta qui sì, ma da due genitori che di italiano non avevano proprio niente di niente!!!

E quindi, tornando ai figli, se vengono da lontano, devono anche affrontare questa difficoltà, e, se sono testardi come me, ci metteranno anni a radicarsi, io ce ne ho messi davvero tantissimi.... e non è una questione di apparenza (forse ho fatto esempi sbagliati).... è una questione di radici, e quando si trapianta un alberello ancora piccolo è più facile farlo attecchire, ma se l'albero è già cresciutello ci sono tante difficoltà da mettere in conto.


(per ora la chiudo qui o diventa troppo lunga, ci tornerò presto, promesso, sulla storia dell'adozione!)

Nessun commento:

Posta un commento