Quando il tuo compleanno coincide con date che vorresti dimenticare...
La mia mamma è morta 7 anni fa, 9 giorni dopo il mio compleanno, da allora il 18 giugno è diventato sinonimo di morte e non di nascita....
Stavo guardando un film in cui la ricorrenza aveva lo stesso significato, come si supera?
Io, sinceramente, non lo so.
Vorrei poterla vivere in maniera diversa, ma a giugno vado in crisi, divento instabile e vulnerabile.
Eppure sono ormai passati 7 anni.
Dicono che dopo 5 anni si supera, in effetti mi sentivo così, due anni fa, o, meglio, è stato il momento di passaggio da "piango se la nomino" a "la posso nominare senza piangere"... ma poi c'è qualcosa di viscerale e inconscio, che non controlli e non prevedi, non ci pensi ma piano piano arriva l'instabilità che riconosci solo quando la stai per superare.
Io quest'anno me ne sono resa conto il 27. LA data.
Certo, rispetto ai primi due anni una giacchettata, perché per i primi due anni il mio malumore coincideva al 27 di ogni mese, arrivava, ciclicamente, senza preavvisi, cresceva piano piano e poi esplodeva.
Nei primi due anni non mi si poteva parlare di malati, cuori, ospedali... l'istinto era la fuga.
Ho odiato chiunque me ne abbia parlato, visceralmente, fino alla fine... e c'è chi non ha capito, ha insistito, mi ha chiesto pareri, o, addirittura, di accompagnarli a trovare l'amico/parente morente perché "io ho sempre il sorriso", "trovo sempre le parole giuste per alleggerire e... capisco" cosa capisco? boh?? io non lo so, mi sento dura e fredda e a volte anche scema.... MA comunque io non ce la potevo fare, ero ancora alle prese con il mio personalissimo lutto.
E sono scappata da tutto questo.
E' vero che per me molte cose sono strettamente personali e non ne parlo (per esempio un lutto, un aborto, ...) ma questo non vuol dire che dietro quel sorriso non ci sia il bisogno di ritrovare un equilibrio, la voglia di piangere o di urlare, ma i cavoli miei sono appunto miei, non li metto in piazza. Sono strettamente personali e nessuno sa mai niente se non è un amico con la A maiuscola o se la cosa non è ormai diventata di dominio pubblico per ragioni diverse.
Forse anche per questo sono scomparsa dal blog per un po'. C'erano troppe cose di cui non volevo parlare.
E tutto questo ha coinciso anche con i primi anni di "vita di famiglia" o "costruzione del nido", i miei figli, appena arrivati, hanno assistito al crollo... perché è arrivato in maniera del tutto insaspettata e quindi è stato un vero e proprio crollo.
Ma come si supera dicevo? Io sono arrivata alla conclusione che non si supera, si impara a conviverci.
Si accetta l'assenza, si parla con le foto, con i ricordi. Si ringrazia per il tempo passato insieme, per quello che le persone ti hanno dato, per le belle esperienze fatte insieme, si superano i rimorsi per i litigi (perché chi è che non litiga in famiglia??), si convive con l'assenza.
Non c'è altro.
Lo yoga e la meditazione insegnano ad ascoltare quello che c'è e ad accettarlo per quello che è.
Il che non vuol dire rassegnarsi, vuol solo dire prendere atto dell'instabilità momentanea, o dell'impossibilità di cambiare una situazione, un evento, ma focalizzarla e prendere coscienza della propria instabilità o nervosismo. Ma anche dei momenti belli e felici.
Io ci sto ancora lavorando.
Certe cose le riconosco, altre ancora sono troppo dolorose e inconsce per essere razionalizzate al volo.... Certo che quando le visualizzo e le verbalizzo in qualche modo (a yoga io credo di aver pianto fiumi di lacrime anche durante la pratica) si apre un altro mondo, ritrovo un po' di stabilità e, curiosamente, anche le posizioni di equilibrio, mi vengono meglio del solito.
Siamo esseri imperfetti.
E io le mie imperfezioni le coltivo. Ho un orto di imperfezioni. Cresce rigoglioso.
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